L’inflazione e l’indice dei prezzi al consumo: capirli in modo semplice
Dopo la prima puntata sul PIL, ecco un nuovo pezzo in cui vi spiego in maniera intuitiva il concetto di inflazione. Attenzione: per farlo bisogna partire dal concetto di livello dei prezzi.
Come insegna Battiato, nella vita ci sono le stagioni dell’amore, mentre in economia ci sono stagioni più o meno amorevoli e diverse, caratterizzate dal fatto che in ciascuna di esse il problema principale è a sua volta diverso. La Grande Depressione degli anni ‘30 fu il periodo in cui il drammatico tasso di disoccupazione (insieme con il calo altrettanto drammatico del PIL) fu il problema principale. Vi sono altre stagioni in cui invece il problema principale è l’inflazione, cioè l’aumento “eccessivo” dei prezzi.
[Tanto per complicarci la vita, capitano anche le stagioni caratterizzate dalla presenza contemporanea di due grossi problemi -ad esempio: inflazione e stagnazione dell’economia- a cui si danno nomi nuovi, in questo caso la stagflazione.]
Ai fini della nostra comprensione dei fenomeni, veniamo messi in ulteriore difficoltà dal fatto che una certa stagione possa ritornare dopo molti anni di assenza: così è accaduto per l’inflazione a partire dal 2022, dopo decenni di sostanziale assenza nella larga parte del mondo.
Per capire il concetto di inflazione è buona cosa partire da due esempi semplicissimi (ed irrealistici), per poi spostarci ad analizzare l’inflazione nella realtà delle economie odierne.
Due esempi per iniziare: un bene e due beni
Immaginiamo un’economia in cui si producono e scambiano pochi beni. Per la precisione: uno o due.
1. Un solo bene
Se si produce e si scambia un solo bene (ad esempio solo pane), per sapere come cambiano i prezzi basta osservare direttamente il prezzo del pane. Se il prezzo del pane è di 4 euro al kilo in un certo anno e nell’anno successivo è di 4,4 euro, un po’ di matematica di alto livello ci suggerisce che l’aumento è del 10%. Poiché il livello generale dei prezzi è fatto dal prezzo di un solo bene, e nel caso in questione è aumentato del 10%, ne ricaviamo la conclusione che l’inflazione è del 10%. Fine.
2. Due beni
Se invece abbiamo di fronte un’economia leggermente più complicata in cui si producono e si scambiano due beni (per esempio pane e latte), allora dobbiamo costruire un indice dei prezzi che combina i due prezzi. La ragione di ciò sta nel fatto che banalmente l’aumento del prezzo di ciascun bene rende più cari gli acquisti da parte delle famiglie (aumentando il prezzo di quel bene consumato) e dall’altra parte è ragionevole pensare che il prezzo del bene che contano di più abbia effetti più grandi del prezzo del bene che conta di meno. E dunque: quanto contano il pane e il latte?
Serve attribuire un peso a ciascun bene, in base alla loro importanza per l’economia stessa. Qui ci troviamo di fronte a un bivio potenziale: dobbiamo focalizzarci sull’importanza dal punto di vista della produzione o del consumo? Se si tratta di una cosiddetta “economia chiusa” ai rapporti con l’estero, cioè non ci sono né esportazioni né importazioni, allora non fa differenza collegarsi al lato della produzione oppure al lato del consumo, poiché le proporzioni di pane e latte prodotti devono essere le stesse dal lato del consumo.
Ad esempio, se le famiglie spendono 70% del loro budget in pane e 30% in latte, l’andamento del prezzo del pane peserà per il 70% sul livello dei prezzi, mentre per il prezzo del latte peserà per il 30%.
Con questi esempi capiamo già che:
Se abbiamo molti beni, serve un indice che riassuma l’andamento dei prezzi.
Serve anche decidere i pesi da assegnare a ciascun bene o servizio.
Partendo da queste intuizioni, vediamo ora come funzionano gli indici dei prezzi nel mondo reale.
L'indice dei prezzi al consumo: il modo tipico per misurare il costo della vita
L'Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) è uno strumento che serve a misurare il cambiamento nel costo della vita.
Come funziona? Gli economisti costruiscono un "paniere" di beni e servizi che rappresentano ciò che consuma una famiglia tipica: cibo, benzina, abbigliamento, bollette, ristoranti eccetera.
Ogni mese, si controlla quanto costa acquistare quel paniere, confrontando poi i prezzi con il costo di quello stesso paniere in un anno e mese di riferimento: ad esempio, il gennaio 2023. Supponiamo che quel paniere costi 1000 euro, e mettiamoci in testa per l’appunto di ragionare in termini relativi sul costo in un mese successivo per acquistare quel paniere rispetto al costo sostenuto in quel mese base, cioè 1000 euro.
Partiamo dunque dal caso più semplice possibile. Il paniere nel gennaio 2023 vale il 100% del paniere del gennaio 2023: 1000/1000 = 1 = 100%.
Dal punto di vista della direzione dell’effetto (senza per ora scomodare la misurazione esatta dell’inflazione) c’è inflazione se il costo del paniere è aumentato nel tempo, cioè è maggiore di 1000. C’è invece deflazione se -fenomeno assai più raro- il costo del paniere base è diminuito nel tempo, cioè è minore di 1000.
Passiamo ora alle misurazioni precise del tasso di inflazione, e confrontiamo il costo del paniere dopo un anno, cioè nel gennaio del 2024, con il costo nel periodo base. Ipotizziamo che il costo sia salito a 1100 euro, cioè facendo la spesa e comprando quegli stessi beni e servizi in quelle stesse proporzioni arriviamo a un costo di 1100 euro. Ne segue che il livello dei prezzi passa da 100 a 110: 1100 diviso 1000 uguale 1,1 cioè è il 110%. Se fissiamo a 100 il livello iniziale dei prezzi, il nuovo livello è 110 E DUNQUE l’inflazione è del 10%. Perché? Perché l’incremento del costo del paniere dopo un anno è di 100 euro (1100 meno 1000) e questo incremento vale il 10% del costo iniziale del paniere (100/1000 = 0,1 = 10%).
Per dirla in termini tecnici, il tasso di inflazione non è altro che la variazione percentuale dell'IPC da un anno all'altro.
Rispetto al concetto di PIL di cui vi avevo raccontato nella puntata precedente, capite bene come il concetto di tasso di inflazione sia più semplice, anche perché è facilmente visualizzabile facendo riferimento all'esperienza di vita concreta di individui e famiglie che comprano beni e servizi ogni mese e possono verificare a quanto ammonti la spesa totale per comprare le stesse cose e come essa possa salire da un mese all’altro se c’è inflazione.
E intendiamoci: un’inflazione annua dell’1% conta relativamente poco perché alla fine della fiera stiamo ragionando su un paniere che costava 1000 euro e ora costa 1010 euro, mentre la nostra percezione è assai diversa per un’inflazione che risulta di un ordine di grandezza più grande rispetto all’1%, ad esempio del 10%. In questo secondo caso ciò che costava 1000 euro ora costa 1100 euro, ovvero 100 euro in più.
Infine, capite bene che cosa possa significare un fenomeno vicino all’iperinflazione, cioè un’inflazione che è del 100% annuo: un paniere che costava 1000 euro ora ne costa 2000. Non sono bruscolini.