Perché gli stupidi si credono intelligenti?
Si tratta dell'effetto Dunning-Kruger: ve lo spiego qui in modo tale che lo possiate raccontare in ogni vostra conversazione futura.
Vi è mai capitato di incontrare dei perfetti idioti che si credono estremamente intelligenti? Sicuramente sì.
Potrebbe esservi anche capitato di essere sicuri di avere capito tutto su un certo tema, ma -con il senno di poi- comprendere che si trattava di un’illusione: pensavate di avere capito quando in realtà avevate capito poco o niente. A me è sicuramente capitato.
Si tratta di un tema molto generale: noi esseri umani siamo capaci di essere obiettivi su noi stessi e sulla nostra intelligenza? La risposta giusta è: no.
In particolare, quanto più qualcuno è incompetente su un certo tema o in una certa attività, tanto più crede di essere più bravo di quel che è. Invece quelli più competenti e intelligenti tendono a “fare i modesti”, cioè sottostimano la loro competenza e intelligenza.
L’effetto per cui se sei stupido e/o scarso su un certo tema non sai neanche di esserlo si chiama “effetto Dunning/Kruger”, dal nome dei due psicologi che ne hanno dimostrato la presenza attraverso una serie di esperimenti.
Si tratta in buona sostanza di una “stupidità al quadrato”, in quanto sei stupido e lo sei talmente tanto da non capire di esserlo.
D’altro canto, il fatto che quelli competenti e intelligenti siano modesti sulla loro performance e sul loro quoziente d’intelligenza si può spiegare così: costoro spesso ritengono che la bravura degli altri sia paragonabile alla loro, e dunque non pensano di essere così bravi.
La prova di ciò? Dunning e Kruger mostrano che, se ai più bravi fai vedere qualcuno dei compiti fatti dagli altri, quelli bravi capiscono meglio e diventano meno modesti e più obiettivi, in quanto si rendono conto delle capre con cui hanno a che fare!
Invece l’incompetenza è una specie di orrido buco nero: se in un esperimento fai vedere ai somari/capre i compiti fatti dai più bravi, i somari/capre continuano a pensare di essere meno somari/capre di quel che sono, perché non riescono a comprendere la differenza tra compiti fatti bene e fatti male.
Questa ricerca è illuminante e preoccupante nello stesso tempo: se non riesci ad allenare i somari, questi resteranno tali, perché continueranno a pensare di essere dei geni, o quasi.
Dentro l’effetto di Dunning e Kruger c’è anche lo spazio per la vita faticosamente invidiosa di Antonio Salieri: se sei bravo ma non un genio, capisci con tremenda precisione chi è il Mozart davanti a te, senza essere salvato dalla nebbia incosciente della stupidità.
Per chi vuole saperne di più:
Justin Kruger e David Dunning [1999]. “Unskilled and unaware of it: how difficulties in recognizing one’s own incompetence lead to inflated self-assessments.” Journal of Personality and Social Psychology 77(6) (1999): 1121-1134.
[Questo pezzo si basa su un precedente pezzo che avevo scritto per Linkiesta, disponibile qui]
Il duning kruger è un bias cognitivo che non c’entra con l’intelligenza ma con la percezione che si ha della propria competenza. Competenza non ha nulla a che fare con l’intelligenza. Più uno sa di una materia più sa che deve studiare e imparare per apprendere. Non capisco quindi perché venga usato per spiegare che gli stupidì pensano sempre di saperne dí più. Lo stupido, anche se studia, non capisce e non capisce che, per capire, deve studiare sempre di più. In definitiva non mi sembra che l’autore abbia capito molto cosa sia il duning, forse dovrebbe studiare di più… o forse dovrei studiare di più io!